lunedì 30 novembre 2009

La murena

Chi di voi, anche se non dal vivo, almeno guardando qualche documentario sul mare in tv non l'ha mai vista? Si tratta proprio di lei, della nota murena. Ha il corpo anguilliforme, robusto ed un schiacciato lateralmente. La testa invece, appuntita, si mostra piccola rispetto al corpo ed è dotata di una serie di denti affilatissimi, sia sulla parte superiore che su quella inferiore. Il suo morso è parecchio doloroso è può portare a serie infezioni; inoltre il suo sangue risulta essere tossico contenendo l'ittiotossina, una tossina di natura proteica, che tuttavia con la cottura si inattiva e quindi non risulta più tossica. La pelle è priva di squame e si mostra liscia e scivolosa, ha un certo spessore. Vive tra gli anfratti rocciosi, da pochissimi centimetri di acqua (in genere gli esemplari più piccoli) fino a grandi profondità. E' una specie carnivora e si nutre di pesci e molluschi soprattutto, ma non disdegna resti di organismi morti. Abbocca molto facilmente alle lenze, innescate con cefalopodi o diversi tipi di pesci. Se è nei paraggi non si fa attendere. Grazie al suo olfatto molto sviluppato, infatti, percepisce subito le sostanze rilasciate dall'esca. Spesso la si trova impigliata in reti da posta fisse, dove si avvicina soprattutto durante le ore notturne, per nutrirsi dei pesci ammagliati, facendo la loro stessa fine. I pescatori di certo non la amano, in quanto, oltre a poter causare dei piccoli danni alle reti a causa della notevole resistenza che oppone una volta ammagliata ed alla serie di denti affilati come rasoi, nella maggior parte delle località ha un valore commerciale nullo. Inoltre, fa perdere un certo tempo ai pescatori poiché, spesso, la trovano impigliata ancora viva e prima di smagliarla, per ormai ovvi motivi, la uccidono percuotendola con un bastone.

Qui in foto una murena (Murena helena) che si affaccia dalla sua tana tra gli anfratti rocciosi.

domenica 29 novembre 2009

il Plancton


Il termine Plancton, di origine greca, vuol dire "vagabondo". Rientrano in questa categoria tutti quegli organismi acquatici che, o per le piccole dimensioni, o per le ridotte capacità natatorie, non riescono a contrastare le correnti e il moto ondoso e vengono, quindi, trasportati passivamente dalle correnti. Il plancton comprende organismi appartenenti a diversi gruppi animali e vegetali delle più svariate dimensioni, ma comprende anche gli invisibili batteri e virus marini. Tra il Plancton troviamo, infatti, organismi microscopici, alghe, larve di invertebrati e di pesci, fino ad arrivare alle grosse meduse. Gli organismi planctonici, avendo una densità maggiore di quella dell'acqua, si sono dovuti adattare per mantenersi in sospensione nel mezzo acquoso. Uno degli adattamenti è stato di tipo morfologico, sviluppando forme e strutture corporee che oppongono una maggiore resistenza alla caduta lungo la colonna d'acqua. Altri organismi diminuiscono invece il loro peso specifico grazie alla presenza di vacuoli pieni d' aria, gas vari o sostanze oleose varie (tutte sostanze che hanno una densità minore rispetto a quella dell'acqua). Tra il plancton, ritengo oppurtuno citare il "Krill", che svolge un ruolo fondamentale in alcuni ecosistemi marini, in quanto è l'alimento principale di molti pesci, di uccelli come i pinguini e delle balene. Alla categoria del krill appartengono piccoli crostacei, esternamente simili a gamberetti. 

Qui in foto il "Krill"

sabato 28 novembre 2009

I prodotti ittici




Con il termine prodotto ittico si sta ad indicare qualsiasi cosa che derivi dall'industria della pesca (sia di acqua dolce che salata), quindi non solo pesci ma anche molluschi, crostacei etc... Pare che in Italia il consumo dei prodotti ittici negli ultimi anni sia aumentato notevolmente. Dietro a tutto ciò vi è l'ampliamento e la diffusione di impianti di acquacoltura, con la sua influenza positiva dei prezzi al consumo e l'importazione da parte di Paesi terzi. Tali prodotti si alterano rapidamente, quindi da quando si pescano, fino a quando vanno consumati, occore seguire delle regole che ne permettano il mantenimento della qualità, inalterata o quasi, fino al momento del consumo. Sono state create delle apposite "tabelle" che comprendono per ogni categoria di prodotto ittico le caratteristiche principali per verificarne, con metodi semplici e diretti, la freschezza. I metodi più antichi per conservare i prodotti ittici sono la salatura e l'essiccazione, oggi sono stati introdotti altri metodi come l'affumicamento (più che altro serve a dare una particolare aroma al pesce), la refrigerazione, il congelamento e la surgelazione. Per conserve si intendono tutti quei prodotti ittici conservati in contenitori ermetici e trattati in modo tale da garantirne la sterilizzazione. Ne sono esempio tutti gli inscatolati quali ad esempio tonno, sgombro, salmone, sardine etc... Per semiconserve, invece, si intendono ad esempio i sott'oli. Le semiconserve sono conservabili per un periodo di tempo inferiore rispetto alle conserve poiché non hanno subito sterilizzazione.

Il gambero rosa (o gambero bianco)


Il gambero rosa (Parapenaeus longirostris) è diffuso un in tutta Italia, con maggior presenza in Adriatico meridionale e nel Tirreno. Sicuramente la maggior parte di voi lo avrà mangiato diverse volte, magari in un cocktail di gamberi, su qualche pizza a base di frutti di mare o semplicemente fritto. Di notevole interesse commerciale rientra tra i "gamberi" più venduti in Italia assieme ad altri come ad esempio la mazzancolla (Melicertus kerathurus). Nelle femmine mature è possibile osservare, nella parte addominale, in trasparenza gli ovari verdastri. In questa specie, le femmine raggiungono dimensioni maggiori rispetto ai maschi. Pare che abbia una longevità attorno ai 3-4 anni. Vive ad una profondità che va dai 20 metri fino ai 700 metri circa e mostra maggiori concentrazioni lì dove il fondale risulta essere di natura fangosa/sabbiosa tra i 150 e i 400 metri. Il metodo di pesca principalmente utilizzato per la cattura di questa specie consiste in reti a strascico e viene spesso catturato assieme a specie ittiche quali i naselli (Merluccius merluccius), che vivono nello stesso ambiente.

venerdì 27 novembre 2009

il granchio corridore


Chi di voi si sarà fatto qualche passeggiata presso una scogliera bassa o presso un porticciolo, di sicuro, avrà notato queste creature camminare sugli scogli o sul cemento ed alla nostra vista scappare velocemente per raggiungere l'acqua e rifugiarsi. Si tratta di un granchio che vive tra il sopralitorale e il mesolitorale, il granchio corridore (Pachygrapsus marmoratus). Questo granchio è in grado di vivere parecchie ore lontano dall'acqua ed è dotato di un' ottima vista. E' molto diffuso lungo tutte le nostre coste e si nutre di piccoli invertebrati e di qualsiasi materiale organico morto.

Lo sapevate che.....


Lo sapevate che sull'Himalaya esiste uno strano "fungo", metà larva e metà fungo? Già, proprio così, ed è anche molto ricercato e viene definito l' "oro dell'Himalaya". Si forma quando le spore fungine parassitano le larve delle falene, in particolar modo quelle di una sola specie, e se ne cibano mangiandole dall'interno. Tuttavia, solitamente, pare che il fungo non uccida quasi mai la larva, ma che si crei piuttosto una relazione in cui i due organismi coesistono pacificamente. Tale "organismo", Cordyceps sinensis, è usato in medicina poiché si dice che rinforzi virilità e salute. E' stato considerato per secoli rimedio universale contro il mal di reni, per curare alcune patologie del cuore e dei polmoni (come ad esempio l'asma). Viene impiegato anche contro la tubercolosi e l'oppiomania. Ogni anno tutti i villaggi dell'altopiano dell'Himalaya si svuotano, gli uffici chiudono e persino i monasteri buddisti sembrano essere stati abbandonati: inizia la caccia al "fungo". Anche i bambini si mettono alla loro ricerca e spesso si rivelano più bravi degli adulti, poiché hanno una vista più acuta. Una volta raccolti, i funghi, vengono con cautela puliti dai raccoglitori tramite degli spazzolini da denti per togliere via la terra residua. Un esemplare fresco, in ottima qualità, raggiunge un valore di 2,80 euro, si può quindi immaginare l'importanza economica esercitata da una simile risorsa per i villaggi locali. Nelle farmacie di medicina tradizionale di Pechino, il Cordyceps sinensis, viene ritenuto un farmaco miracoloso, in grado di risolvere tutte le difficoltà della vita, gli scienziati, però, parlano solo di alimento sano, senza troppe qualità.

In foto Cordyceps sinensis.

giovedì 26 novembre 2009

I gamberetti di scogliera: degli ottimi "pulitori"


Camminando sulla costa rocciosa, se ci si ferma ad osservare quelle che vengono definite "pozze di marea", ovvero quelle piccole pozze prossime al mare in cui si accumula acqua in occasione di mareggiate o di alta marea, è facile imbattersi in piccole creature, quelli che vengono volgarmente definiti: gamberetti di scogliera. Specie comuni, in quest'ambiente, sono due del genere Palaemon e precisamente P.elegans e P.serratus. Tali specie, molto simili tra di loro, sono difficilmente distinguibili a prima vista e solo un occhio esperto può distinguerle. Questi organismi sono riscontrabili anche presso le zone portuali, in acque stagnanti e presso le foci dei fiumi e soprattutto P.serratus in acque profonde fino a circa 15 metri, tra anfratti o dentro a grotte, essendo una specie che preferisce di più le zone d'ombra rispetto a P.elegans. Si trovano quindi principalmente nella zona del piano sopralitorale e di quello mesolitorale. In occasione di mareggiate, questi gamberetti si allontanano dalle zone battute dal moto ondoso e cercano riparo in acque calme e riparate. Svolgono l'importante ruolo di "spazzini", nutrendosi un di tutto quello che trovano, soprattutto di sostanza organica morta. In tal modo danno un importante contributo per l'ecosistema nel ricircolo di materia ed energia, che altrimenti andrebbe sprecata. Sono specie ad abitudini notturne. In alcune regioni d'Italia sono parecchio ricercati a livello gastronomico e molti pescatori li utilizzano quale esca per diverse specie di pesci. Principalmente a causa dell'erosione costiera e della distruzione delle coste causata dall'uomo, le specie risultano essere poco comuni in località dove, un tempo, erano molto abbondanti. 

Qui, in questa foto, ritrovate l'ambiente in cui potete ritrovare questi graziosi animali. (Località:costa di Avola (SR)).

mercoledì 25 novembre 2009

Le maree


Si definisco maree le variazioni periodiche del livello del mare generate dalle forze gravitazionali tra Terra, Luna e Sole. Il ciclo delle maree si ripete ogni circa 12 ore, ciò significa che per circa sei ore il livello del mare scende, per poi risalire per altrettante ore. Quando la luna è nuova o piena le maree sono massime perchè si sommano le forze di attrazione del Sole e della Luna. Tali maree si definiscono maree sigiziali. Quando invece la Luna si trova al primo o all'ultimo quarto formando quindi un angolo di 90° con il Sole e la Terra, le maree sono minime perchè le forze di attrazione tra Sole e Luna si contrastano facendo diminuire l'attrazione complessiva sulla Terra. In questo caso si parla di maree di quadratura. Le maree non hanno però le stesse influenze e la stessa entità in tutte le parti del globo; abbiamo infatti zone in cui queste maree possono addirittura raggiungere i 20 metri ed altre in cui lo scostamento tra alta e bassa marea è di soli pochi centimetri. In Mediterraneo, le maree hanno scarsa influenza e raggiungono, in Sicilia, la massima ampiezza di 27 cm nello Stretto di Messina (nel punto di incontro tra Ionio e Tirreno) e ciò è dovuto alla particolare conformazione delle coste dello Stretto. Altra ampiezza rilevante di escursione di marea è presente nella laguna veneta. Le maree condizionano la vita di molti organismi marini, soprattutto di quelli del piano sopralitorale e mesolitorale (vedi post: Zonazione del litorale).

martedì 24 novembre 2009

"L'Occhio di Santa Lucia"


Anche se molti conosceranno questo "gioiello del mare" (soprattutto le donne) che viene appunto utilizzato per farci ciondoli per collane, orecchini ed altri tipi di gioielleria, molti non sanno cosa sia in realtà. Infatti, ci sono molte credenze (errate) sulla sua origine, tra chi dice che sia l'osso di un pesce raro a chi invece sostiene che si tratti di sabbia compressa dal moto ondoso. In realtà, non è altro che un opercolo, ovvero un organo mobile che serve per chiudere l'apertura (quindi per proteggere l'animale che lo possiede), in questo caso, della conchiglia Astrea rugosa. In molte conchiglie, che ricordiamo sono dei molluschi, è di origine cornea, ma l'opercolo di Astrea rugosa (quello che viene appunto chiamato Occhio di S.Lucia) è di natura calcarea ed assume una colorazione che và dall'arancio al rossastro, al bruno. La sua forma è ovale tondeggiante. E' considerato un portafortuna.

Qui in foto la conchiglia di Astrea rugosa con in mostra il suo prezioso opercolo.

Il notidano grigio


Meglio conosciuto come Squalo capopiatto (Hexanchus griseus) tale squalo si differenzia dalla maggior parte di tutti gli altri squali per la caratteristica di possedere 6 fessure branchiali invece delle solite 5 caratteristiche della maggior parte degli squali. Tale caratteristica è molto primitiva, quindi è da considerarsi uno degli squali più antichi esistenti. La caratteristica, però, che più può colpire di questo squalo, vedendolo dal vivo, è il colore dei suoi occhi, verde smeraldo. E' un animale che raggiunge grandi dimensioni, può infatti toccare i 5 metri di lunghezza e può superare i 500 Kg di peso. E' parecchio diffuso in tutta Italia, ma ha una distribuzione a livello mondiale. Si nutre di molluschi, crostacei, razze e di altri squali più piccoli e di molti altri animali che si trovano sul fondo. Provando a passare la mano sulla sua pelle (soprattutto in direzione coda - testa) si ha la stessa identica sensazione che passarla su della carta vetrata (carta abrasiva). Pare che il periodo della gestazione in questa specie sia attorno ai due anni. E' considerata una specie non pericolosa per l'uomo. Spesso lo si può trovare al mercato del pesce sotto al nome di "vitello di mare" e può essere fraudolentemente venduto come pesce spada. Il nome dialettale di questo pesce nel siracusano è "pisci vacca" appunto "pesce vacca" e si ritrova con un certa frequenza nelle reti di profondità calate dai pescatori.


In questa mia foto uno Squalo capopiatto pescato al largo di Augusta (SR).

lunedì 23 novembre 2009

Coralli



I coralli sono organismi animali appartenenti agli Cnidari (di cui fanno parte anche anemoni e meduse). Precisamente appartengono al raggruppamento dei Madreporari e sono esclusivamente marini. Essi vivono sul fondo, fissi al substrato, in forma coloniale o come singoli individui. Il "corallo", in realtà, non è altro che lo scheletro esterno costituito da carbonato di calcio dentro al quale vive l'animale che lo produce; infatti, poichè l'animale ha il corpo molle e molto delicato, la funzione della parte esterna ("corallo") è quella di dare sostegno e protezione all'organismo. Tali organismi vivono a stretto contatto e per tutta la vita (rapporto simbiotico) con delle alghe unicellulari fotosintetizzanti chiamate zooxantelle. Le zooxantelle rendono più efficiente la deposizione del carbonato di calcio e quindi la costruzione del corallo stesso. Da citare per il Mediterraneo c'è il corallo rosso (Corallium rubrum), che vive ad una profondità che va da 20 metri circa fino ad un massimo di 200 metri. E' una forma coloniale. Viene lavorato ed utilizzato per creare gioielli o piccole opere d'arte. In Sicilia, in alcune località, come Sciacca e Trapani, viene raccolto in immersione da pescatori professionisti e successivamente lavorato da veri maestri per ricavarne splendidi e costosi gioielli. Nelle zone tropicali i coralli svolgono un ruolo fondamentale con la costruzione delle barriere coralline, attorno alle quali ruota un importantissimo ecosistema ad alta biodiversità.


In foto il corallo rosso mediterraneo (Corallium rubrum) dopo lavorazione.

domenica 22 novembre 2009

I pesci bentonici


Per benthos si intendono tutti quegli animali, marini o di acqua dolce, che vivono a strettissimo contatto con il fondo, strisciando o muovendosi lentamente su di esso o rimanendovi fissi (organismi sessili) . Tra gli organismi bentonici marini sono presenti crostacei, molluschi, echinodermi, policheti, alghe, ma anche pesci. Parlando adesso di pesci bentonici includiamo in questa categoria tutti quei pesci che vivono, appunto, a stretto contatto con il fondo e che, in genere, si spostano lentamente o comunque per brevi tratti, separandosi da questo per poco tempo. Sono esempi di pesci bentonici tutti gli scorfani. Citiamo, ad esempio, lo Scorfano Nero (Scorpaena porcus) poichè è facilmente rinvenibile anche a basse profondità ed è molto diffuso, la Murena (Muraena helena), il Grongo (Conger conger), le razze, la sogliole, la Rana Pescatrice (Lophius piscatorius).


Qui in foto uno Scorfano Nero (Scorpaena porcus).

I Pesci (un esempio di grande diversità)


I pesci comprendono organismi acquatici, sia marini che dulciacquicoli, che presentano la comune caratteristica di possedere le branchie (organi per la respirazione acquatica) ed hanno un morfologia estremamente diversa, con un numero, posizionamento e morfologia delle pinne (appendici tipiche dei pesci) assai variabile. Sono infatti pesci il cavalluccio marino, lo squalo, la sardina, il pesce palla, la trota, il salmone, l'anguilla etc.... Secondo alcuni, esistono in tutto più di 26.000 specie di pesci, sia di acqua dolce che di acqua salata. Suddividendo i Pesci in due principali categorie morfo-anatomiche si parla allora di Pesci ossei e Pesci cartilaginei. Sono esempio di Pesci ossei il tonno, l'orata, la spigola, il pesce spada, lo sgombro, etc...; mentre, sono esempio di Pesci cartilaginei tutti gli squali, le razze e le chimere. I Pesci ossei sono in circa 25.000 specie e si chiamano cosi poichè il loro scheletro è costituito prevalentemente da tessuto osseo, mentre, i Pesci cartilaginei, che rappresentano un numero in specie di circa 1.000, posseggono uno scheletro di natura esclusivamente o quasi esclusivamente, appunto, cartilaginea. Nei mari italiani sono presenti più di 500 specie di pesci ossei e circa 80 di pesci cartilaginei. Tali cifre potrebbero sembrare poche se paragonate a tutte quelle presenti negli altri mari, ma considerando la ridotta superficie del Mediterraneo, che rappresenta solamente lo 0,8% circa di tutte le acque degli oceani, tali valori vanno a costituire percentuali che sono quindi, in realtà, indice di un' elevata biodiversità.

Qui in foto alcuni esempi di Pesci Ossei (a parte il salmone tutti presenti nel Mediterraneo)

il "pesce azzurro"


Spesso si sente parlare di pesce azzurro e magari qualcuno si sarà chiesto a cosa ci si riferisce di preciso. In realtà, sotto al nome di pesce azzurro vengono raggruppati pesci appartenenti a famiglie diverse, ma accomunati da alcune caratteristiche. La principale di tale caratteristice è che tutti i pesci appartenenti alla categoria pesce azzurro presentano il dorso che tende al blu (ma spesso anche al verde) e il ventre bianco o argentato. Tale termine è utilizzato commercialmente per indicare pesci generalmente di piccola taglia e dalle abitudini pelagiche, il cui costo è piuttosto ridotto poichè vengono pescati in grande quantità (il cosiddetto "pesce povero"). Molto apprezzato in cucina per la qualità delle sue carni. Tali carni, infatti, contengono una prevalenza di grassi insaturi tra cui gli omega-3, utili per combattere alcune malattie cardiovascolari. Tra i pesci più conosciuti appartenenti a questa categoria citiamo: la sardina (Sardina pilchardus), l'acciuga (Engraulis encrasicholus), l'alaccia (Sardinella aurita), il sugarello (Trachurus sp.) e lo sgombro (Scomber sp.).


In foto alcune acciughe (Engraulis encrasicholus).

sabato 21 novembre 2009

Leoni


Il leone (Panthera leo), dopo la tigre, è il più grande dei felini. Un tempo diffuso in un areale molto più ampio, oggi è invece presente esclusivamente in Africa. Il maschio di questa specie, oltre a possedere una stazza superiore a quella della femmina, ha anche un aspetto diverso; infatti, come differenza più vistosa rispetto ad una femmina, presenta una folta criniera. In natura, un leone vive mediamente 16 anni, mentre in cattività può vivere qualche anno in più. Ovviamente ha un' alimentazione carnivora e si nutre solitamente di medi e grandi mammiferi (zebre, antilopi, gnu etc...). In questa specie, la gestazione dura da poco più di 3 mesi fino ad un massimo di 4 e la cucciolata comprende solitamente da 1 a 4 cuccioli. Mentre il compito di cacciare spetta quasi esclusivamente alle femmine, i maschi si occupano della protezione del territorio e dei cuccioli da rivali di altri branchi. Sono stati regristrati, come in molti altri animali, casi di omosessualità, sia tra maschi che tra le femmine. Il leone nella simbologia esprime luminosità, caratteristica dell'energia celeste; inoltre è simbolo di regalità, essendo considerato il re degli gli animali. E' anche sinonimo di sapienza, potere e forza. Nella sua valenza negativa il leone simboleggia gli istinti non domati ed il desiderio sfrenato di entrare in possesso di tutto ciò che si desidera.

Qui nella foto un leone (a destra) con la sua leonessa (a sinistra).

Delfini


E' senza dubbio il mammifero marino più conosciuto. La parola Delfino indica in realtà non una precisa specie di mammifero marino, ma una categoria di cetacei simili nella forma. Molti associano alla parola delfino l'immagine del famoso Flipper, che è un Tursiope (Tursiops truncatus). In realtà, spesso in ambiente naturale ci si può trovare davanti ad altri cetacei, di forma simile ma, ovviamente, di specie diversa. Ad esempio possiamo incontrare la Stenella striata (Stenella coeruleoalba) o il Delfino comune (Delphinus delphis), entrambi presenti nel Mediterraneo. E' opportuno, a questo punto, precisare la distinzione tra delfini e balene, entrambi cetacei, ma con sostanziali differenze morfologiche e comportamentali. I "delfini" sono cetacei Odontoceti (dotati di denti), mentre le "balene" cetacei Misticeti (dotate di fanoni).

I delfini hanno un corpo affusolato, adatto quindi ad un nuoto veloce. Sono animali carnivori e in base alla specie ci si può trovare davanti a specie ittiofaghe (si nutrono di pesci) o teutofaghe ( si nutrono di molluschi, come calamari e totani). La loro struttura sociale è assai complessa. I legami all'interno di ciascun gruppo sono molto forti e alcuni delfini posso rimanere assieme alla propria compagna per tutta la vita. Quando la femmina partorisce, la prima parte del nuovo nato ad uscire dal corpo materno è la coda. Questo è fondamentale per la sopravvivenza della nuova creatura, perché, in tal modo, il piccolo mantiene fino all'ultimo momento la testa dentro al corpo materno, riuscendo a respirare aria dal suo sfiatatoio, cosa che gli sarebbe impossibile se, invece, uscisse prima il capo, che rimarrebbe sommerso dall' acqua con il rischio di annegare, perché ricordiamo che i delfini non sono pesci, ma mammiferi e quindi come tali dotati di polmoni e con respirazione aerea. Non appena il piccolo delfino viene liberato nell'acqua, la madre subito lo spinge da sotto e lo mantiene in superficie per aiutarlo a respirare nei primi momenti di vita. Durante i primissimi anni della sua esistenza, il giovane delfino, passerà i suoi giorni accanto alla madre, che se ne prenderà cura fino a quando il piccolo avvertirà il bisogno di riprodursi. A questo punto sarà la madre stessa o le altre femmine del gruppo a cacciarlo via (anche violentemente) dal gruppo. Tale comportamento, anche se potrebbe sembrare crudele, in realtà è molto importante per la sopravvivenza della specie in quanto si evitano incroci tra consanguinei, che spesso risultano deleteri. Il delfino, a questo punto, dovrà trovare un altro gruppo ed unirsi ad una compagna, ma per fare ciò dovrà sfidare e vincere il maschio dominante del gruppo. Talvolta, per riuscire nell'impresa, può unirsi ad un compagno di vita ed affrontare il Delfino dominante (che è ovviamente un adulto) assieme, per avere maggiori possibilità di batterlo. Quando un delfino rimane senza la madre, questa può essere sostituita dalla "zia", che inizierà a produrre lei adesso il latte e a nutrire il piccolo.
Sui delfini ci sarebbe tanto da dire, ma qui mi sono limitato più che altro a trattare un della loro vita sociale.

Quella che vedete in foto è una Stenella striata (Stenella coeruleoalba) in una foto da me scattata alle Isole Eolie questa estate.

venerdì 20 novembre 2009

Zonazione del litorale



In mare, uno dei principali fattori che condiziona la distribuzione degli organismi marini è la presenza della luce. La zona in cui questa esercita una sua influenza, consentendo la crescita di piante marine ed alghe, prende il nome di ZONA LITORALE e si estende dalla costa fino ad una distanza, che può variare in base a dove ci si trova, da poche centinaia di metri fino a diversi Km. Tale zona comprende la batimetrica che va da 0 a 150 metri di profondità circa. Dopo tale zona si entra nel SISTEMA PROFONDO, dove la luce inizia a non essere più presente (zona afotica). Il sistema litorale, o zona fotica, in Mediterraneo si suddivide seguendo il modello di Pérès e Picard che prevede la suddivisione verticale in piani o strati dei fondali. I piani del sistema litorale sono:

- Sopralitorale
- Mesolitorale
- Infralitorale
- Circalitorale

all'interno di ciascuno di questi piani le condizioni ambientali risultano essere abbastanza omogenei. Va tenuto presente, però, che la quantità di luce che riesce ad arrivare fino al fondo varia da posto a posto; infatti essa dipende dalla trasparenza delle acque, per cui in acque pulite a parità di profondità la luce riuscirà a raggiungere profondità maggiori rispetto ad una zona in cui le acque si mostrano più torbide. Nelle zone costiere, generalmente, a causa della maggior presenza di particelle sospese nella colonna d'acqua si ha una trasparenza minore rispetto a quella che si ha, ad esempio, in zone più lontane dalla costa o in mare aperto.


Ecco una breve descrizione dei vari piani della zona litorale:


Sopralitorale (o spray zone): zona compresa tra il livello superiore dell'alta marea e il limite massimo raggiunto dagli spruzzi causati dalle onde del mare. Tale zona comprende quel tratto della costa che spesso rimane all'asciutto periodicamente, dove si formano le "pozze di marea" e che è soggetta alle maggiori escursioni di parametri come salinità e temperatura.

Mesolitorale: zona compresa tra l'alta e la bassa marea. Questa zona inoltre è quella soggetta oltre che all'esposizione periodica all'aria, anche dal moto ondoso, che vi scarica tutta la sua energia in occasione di mareggiate.

Infralitorale: dal limite inferiore della bassa marea fino alla zona massima in cui riesce a svilupparsi la Posidonia (zona di compensazione) che raggiunge massimo i 40 metri di profondità.

Circalitorale: Oltre la zona in cui cresce la Posidonia (limite inferiore) fino alla zona limite che separa la zona fotica da quella afotica.

Questi piani, essendo caratterizzati ognuno da proprio parametri chimico/fisici, ovviamente, ospiteranno comunità animali diverse; inoltre, importante ruolo all'interno di ogni piano svolge la natura del substrato (sabbioso, roccioso,fangoso) che determina il tipo di comunità che vi abitano.


I sistemi viventi (alcuni concetti di base)

Il Sistema Mare è un entità assai complessa.....e poichè esso è in collegamento con tutti gli altri sistemi (sistema suolo, sistema aria, sistema vivente etc...) questo ne subisce le conseguenze derivanti dalle interazioni tra i vari comparti ambientali. Ricordiamo che per sistema (in senso lato) si intende un collegamento di svariati elementi interagenti tra loro; infatti, il vocabolo deriva dal greco e vuol dire stare insieme. In questo blog si parlerà ovviamente di sistemi biologici, ma un sistema esiste in una qualsiasi altra disciplina, dalla chimica all'economia. Il comportamento di un sistema, che nel caso del mare può essere un singolo pesce, qualsiasi altro organismo marino o addirittura l'intera massa di acque salate con gli organismi che vi vivono, è non prevedibile nella sua interezza. Tutto ciò perché, in base al pensiero sistemico, le proprietà essenziali di un organismo, o sistema vivente che sia, sono proprietà del "tutto", che nessuna delle singole parti possiede (proprietà emergenti) e che non possono essere comprese sezionando il sistema e studiandone singolarmente le sue parti. Queste proprietà andrebbero, infatti, distrutte se il sistema venisse sezionato, materialmente o teoricamente, in elementi isolati. Esprimendo il concetto in un altro modo, anche se in un sistema sono facilmente distinguibili le singole parti, queste non sono isolate, la natura del tutto sarà sempre differente dalla semplice somma delle sue parti. In conclusione, nonostante possano essere moltissime le connessioni di cui teniamo conto nel descrivere un qualsiasi sistema, scientificamente, saremo sempre costretti a trascurarne delle altre per cui, in fin dei conti, non ci si potrà mai occupare della verità nel senso di una corrispondenza precisa tra la descrizione ed il fenomeno descritto. Nella scienza ci si occupa di descrizioni limitate ed approssimate della realtà. In natura è sempre presente una globale interazione tra le parti componenti di un qualsiasi sistema vivente, ovviamente le più strette relazioni si avranno tra livelli e sistemi contigui.